Ecco l’intervista esclusiva a Franca Viola pubblicata nel 2006 da Ateneonline, quotidiano allora pubblicato dall’università di Palermo
Il suo gesto sconvolse la Sicilia nel 1965
Rifiuto il matrimonio dopo lo stupro
Franca Viola: “Fu una scelta normale”
Nel 1965 l’allora diciottenne ragazzina fu violentata ad Alcamo da un mafioso della zona. Per evitargli la condanna, come previsto dalle legge 544, avrebbe dovuto sposarlo. E invece lei si rifiutò. In molte imitarono la sua scelta, fino a quando, nel 1981, l’articolo del Codice penale fu abolito. L’eroina trascorse però una vita lontana dai media e nell’assoluto anonimato. Quaranta anni dopo, torna a parlare raccontando la sua vicenda e commentando i risvolti. Ai giovani d’oggi dice: “Per ogni decisione seguite il vostro cuore
La storia dell’umanità è fatta di piccoli e grandi cambiamenti. Sono gli uomini a provocarli, con le loro scelte, le loro decisioni. Una di queste, nel 1965, stravolse per sempre il volto della Sicilia, generando un terremoto sociale che portò, 26 anni dopo, all’abrogazione di un articolo di legge: il 544 del Codice penale.
Siamo ad Alcamo, in provincia di Trapani. Franca Viola, una ragazza appena diciottenne, viene rapita e violentata da un mafioso della zona. Un fatto che, a quel tempo, non era considerato “grave”: bastava infatti sposare lo stupratore per estinguere il reato, secondo la legge 544.
E invece lei, la protagonista di questa commovente storia, ebbe la forza e il coraggio di dire per la prima volta no, divenendo per tutti il simbolo di una rinascita della condizione femminile.
Denunciò il suo aggressore e i suoi complici e li fece arrestare, venendo così meno al matrimonio riparatore.
E invece lei, la protagonista di questa commovente storia, ebbe la forza e il coraggio di dire per la prima volta no, divenendo per tutti il simbolo di una rinascita della condizione femminile.
Denunciò il suo aggressore e i suoi complici e li fece arrestare, venendo così meno al matrimonio riparatore.
Da allora sono passati quarantanni, che Franca ha trascorso nel silenzio e nel più assoluto anonimato. Così la donna, oggi 58 anni, torna a parlare spiegando la sua scelta: “Per me quella vicenda rappresentò una vera e propria disgrazia – dice – ho dovuto attraversare momenti tristi, di sofferenza, è stata un’esperienza decisamente negativa”.
Tuttavia, la sua vicenda la trasformò ben presto in un eroina, senza però che lei se ne rendesse probabilmente conto. “Ritenni quel gesto non un atto di grande coraggio – spiega – ma una normale scelta dettata dal cuore. Feci quello che mi sentivo di fare – continua – furono i media, in seguito, a rendere la vicenda un evento storico”. Franca Viola entrò ben presto nell’immaginario collettivo come “la donna che rifiutò il matrimonio riparatore”, simbolo di un’epoca e di una società che non tutelavano per niente la condizione femminile. Nonostante tutto, però, non tutti elogiarono quella “scelta”.
Tuttavia, la sua vicenda la trasformò ben presto in un eroina, senza però che lei se ne rendesse probabilmente conto. “Ritenni quel gesto non un atto di grande coraggio – spiega – ma una normale scelta dettata dal cuore. Feci quello che mi sentivo di fare – continua – furono i media, in seguito, a rendere la vicenda un evento storico”. Franca Viola entrò ben presto nell’immaginario collettivo come “la donna che rifiutò il matrimonio riparatore”, simbolo di un’epoca e di una società che non tutelavano per niente la condizione femminile. Nonostante tutto, però, non tutti elogiarono quella “scelta”.
“La gente parla sempre a sproposito, nel bene o nel male – prosegue nel suo racconto – dicevano che mi vendevo le interviste ai giornali per soldi, mi mortificavano con le loro false affermazioni”. Ma lei, Franca, ormai aveva fatto la sua scelta, che di lì a poco avrebbe provocato un terremoto sociale di grande rilievo. “Ero contenta quando sentivo di altre ragazze che si erano salvate facendo la mia stessa scelta, mi faceva piacere sapere che, anche se indirettamente, ero stata io ad aiutarle. Quella legge era evidentemente ingiusta e andava cambiata – commenta – c’è sempre una prima volta, e io fui quella che diede inizio al cambiamento”. Il cinque agosto del 1981, infatti, l’articolo 1 della legge 442 abolì la possibilità di cancellare con un matrimonio una precedente violenza sessuale. Per Franca Viola, intanto, aveva avuto inizio un’altra vita.
“Mi sposai e decisi di condurre una vita dedita alla normalità, lontana dai riflettori. Abitai tre anni a Monreale, dove mio marito lavorava, per poi trasferirmi di nuovo ad Alcamo quando ottenne il trasferimento. Abbiamo due figli, uno studia Scienze naturali e l’altro lavora come commercialista. Con loro non abbiamo mai affrontato a pieno la questione, sanno già tutto dagli altri, che mi descrivono sempre come una donna molto coraggiosa”. Chissà come sarà cambiato ai suoi occhi il mondo dei giovani. “Oggi i giovani sembrano non voler ascoltare i suggerimenti di nessuno – dice – fanno tutto di testa loro. Il consiglio che voglio dare è di stare sempre attenti, ma di prendere ogni decisione seguendo sempre il proprio cuore. I ragazzi del comitati di Addiopizzo, ad esempio, o delle lotte antiracket, sono molto coraggiosi, li ammiro per quello che fanno”.
Quarantanni dopo, Franca Viola tira le somme alla luce di un’esperienza che l’ha accompagnata e segnata per tutta la vita.“Mi sono sempre sentita molto serena, come se non fosse mai accaduto niente. Guardo a quei giorni – confessa – come se avessi seguito bene e da vicino la cronaca che ha visto coinvolta un’altra persona. Per me non è stato facile allora riprendere la vita di tutti i giorni, ma quella scelta fu decisiva. Semplicemente non volevo sposarmi con un uomo che non amavo e preferivo restare tutta la vita da sola piuttosto che farlo”. Una cosa che, forse, solo oggi appare comenormale, ma che allora rappresentò un vero e proprio scandalo.
Franca Viola avrebbe potuto cavalcare l’onda di quel gesto, sfruttare la sua fama, ma non lo fece e si ritirò a vita privata.“Chissà, mi sarebbe piaciuto attivarmi nel sociale, forse non sono mai capitate le occasioni giuste”.
Quindi arriva il saluto finale, prima di ritornare alla propria vita, quella di sempre, che “la donna che rifiutò il matrimonio riparatore” usa definire “normale”.
Quindi arriva il saluto finale, prima di ritornare alla propria vita, quella di sempre, che “la donna che rifiutò il matrimonio riparatore” usa definire “normale”.
Riccardo Vescovo (17 gennaio 2006)
La vera emancipazione delle donne è proprio questa.Grazie Viola
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