Difese Franca Viola, la ragazza alcamese che nel ’65, dopo una fuitina rifiutò il matrimonio riparatore con Filippo Melodia, l’uomo che l’aveva violentata (più che disonorata) e decise di denunciarlo. E vinse, l’avvocato Nino Fileccia (all’anagrafe Cristoforo), un processo che di fatto ha cambiato la storia, facendo diventare lo stupro un reato contro la persona e non un semplice oltraggio alla morale. E vinse peraltro contro il suo maestro, l’avvocato Mimì Pugliese che difendeva Melodia.
Una causa storica ma che, nella vita di Fileccia, che si è spento ieri dopo una grave malattia, è solo una delle tante. Non a caso era il decano dei penalisti di Palermo, con i suoi quasi 60 anni di attività. Nato ad Alcamo nel dicembre 1922, figlio di un sottufficiale dell’esercito, dopo aver combattuto con gli alpini durante la Seconda guerra mondiale tra Italia ed Albania, si era trasferito a Palermo per studiare Giurisprudenza. Nella sua lunga carriera - e fino a qualche mese fa, dall’alto dei suoi 89 anni, ancora frequentava il Palazzo di giustizia - ha difeso anche la madre del bandito Salvatore Giuliano, ma è stato pure l’avvocato storico del boss Totò Riina (nel Maxiprocesso assisteva ben trenta imputati). Per lui, da grande penalista, non si trattava di entrare nel merito, ma di valutare i fatti da un punto di vista tecnico, verificando la consistenza delle eventuali prove. Un avvocato che aveva appreso molto giovane, come si faceva una volta, i segreti della retorica (toccante il suo intervento per ricordare, all’indomani dell’omicidio, il penalista Enzo Fragalà), rispettato da tutti, colleghi e magistrati, e che ha formato tanti professionisti («era come un padre», dicono) come Antonino Rubino, Mario Grillo, Jimmy D’Azzò, Mimmo La Blasca solo per citarne alcuni. Lascia la moglie, Maria Alberta Orlando e una figlia. Domani, alle 11.30, i funerali nella chiesa di Sant’Ernesto (via Campolo), mentre alle 10.30 al Palazzo di giustizia si terrà una cerimonia per ricordarlo.
Articolo del Giornale di Sicilia del 2012
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